Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Abbiamo vissuto nei giorni scorsi, pur nel pieno dell’emergenza sanitaria che ha profondamente cambiato la vita di tutti, due ricorrenze particolarmente importanti e significative. Il 22 aprile è stata celebrata a livello mondiale la “Giornata della Terra”, istituita dall’Onu esattamente 50 anni fa. Solo in Italia invece il 25 aprile è stato ricordato l’anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, quando 75 anni fa l’insurrezione popolare nelle grandi città del Nord ha posto fine alla carneficina della seconda guerra mondiale e ad una dittatura durata oltre un intero ventennio. La ricorrenza del 25 aprile quest’anno ha avuto un significato del tutto particolare. Perché in molti, ricordando al canto di “Bella ciao” la Liberazione del 1945 (io allora avevo solo un anno di vita nella mia Venezia), hanno desiderato in cuor loro che anche nel 2020 si possa al più presto realizzare un’altra liberazione, questa volta dalla pandemia del coronavirus, che tanti morti ha provocato e sta ancora provocando. E molti di questi morti sono purtroppo proprio coloro che nelle famiglie, per la loro anziana età, trasmettevano ai figli e ai nipoti ancora i ricordi della seconda guerra mondiale e delle sue catastrofi. In tanti fanno riferimento in questo periodo alla capacità dell’Italia, ma anche dell’Europa, di risorgere allora dalle devastazioni economiche e dalle distruzioni fisiche della guerra, augurandosi che anche questa volta l’Italia, e non solo, sappia risorgere, con le sue straordinarie risorse umane, dalla terribile crisi attuale, in un impegno collettivo che durerà per anni e anni. Sul piano internazionale, la “Giornata della Terra” ha dato l’occasione per una profonda riflessione comune sulle sorti del nostro Pianeta, riflessione resa drammaticamente attuale proprio dalla tragedia del coronavirus e della sua diffusione a livello mondiale. Solo cinque anni fa, nella primavera 2015, papa Francesco aveva comunicato al mondo (a tutti gli uomini e le donne del mondo, non solo ai credenti) la sua straordinaria enciclica “Laudato Si’” sulla cura della casa comune, sull’ecologia integrale. Quell’enciclica profetica è oggi più attuale che mai, perché aveva saputo analizzare e denunciare tutti gli aspetti ambientali, economici e sociali della crisi ecologica. Ma soprattutto aveva saputo indicare le uniche strade per uscirne, nel rispetto dell’uomo, dell’ambiente e della natura. La crisi provocata dal coronavirus (il virus identificato internazionalmente come Sars-CoV-2, che provoca la malattia definita Covid-19) non è una dannazione accidentale e imprevedibile. In realtà ha una strettissima connessione con la questione ecologica, da molti punti di vista. Non c’è ovviamente qui lo spazio per ricordare quella letteratura scientifica, che già da anni aveva pronosticato questa drammatica possibile evenienza, a causa del “salto di specie” (“spillover” dagli animali agli umani) provocato dalle manomissioni dell’uomo sulla natura a livello planetario. Ed esistono già degli studi – che comunque devono ancora essere validati nel confronto scientifico – che mettono in evidenza la possibile connessione tra la diffusione più rapida della pandemia del coronavirus e le aree a più alto inquinamento atmosferico (basti pensare alla nostra pianura padana, dove il coronavirus si è diffuso più velocemente). È bello che molti bambini abbiano tappezzato tante case con dei cartelli arcobaleno all’insegna dell’”andrà tutto bene”, in segno di coraggio e di speranza. Ma purtroppo non sarà così, non andrà tutto bene, anche se provo una grande simpatia e una grande tenerezza per questi bambini. C’è un’altra parola d’ordine che si è diffusa in questi mesi: “nulla sarà più come prima”. Questo sarebbe davvero auspicabile, ma perché ciò avvenga sarà necessario un profondo cambiamento di rotta, una radicale inversione di tendenza. Alexander Langer all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso aveva parlato e scritto molte volte della necessaria “conversione ecologica”. Oltre vent’anni dopo, lo stesso papa Francesco nella “Laudato si’” è tornato a proclamare la necessità di una profonda “conversione ecologica”. Nel frattempo, purtroppo, è stata annullata la Conferenza di Glasgow dell’Onu (Cop 26) sui cambiamenti climatici prevista per il prossimo novembre 2020, rinviandola senza troppe discussioni all’anno prossimo: una scelta poco responsabile. Nella Unione Europea è stato lanciato, dal Parlamento e dalla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, un importante “Green Deal”, una svolta verde per promuovere quel cambio radicale reso necessario dall’incombere dei cambiamenti climatici. Ma c’è il rischio che anche questo necessario e urgente obiettivo strategico possa essere ridimensionato dall’incombere della crisi provocata dal coronavirus. Eppure questa è la strada da seguire assolutamente, se davvero si vuole che “niente sarà più come prima”. Errare humanum est, perseverare diabolicum.
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MARCO BOATO |
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